FRA MENO DI UN ANNO ANDREMO A CONGRESSO

 

Entro l’autunno 2014 ci dovremo ritrovare tutti per decidere non solo chi ci rappresenterà ma soprattutto quale sarà il nostro destino di associazione.

In questi ultimi tre anni pochi membri della giunta e del consiglio direttivo hanno animato l’associazione stessa, la segreteria ha dato il massimo per innovare, comunicare, farsi conoscere; le relazioni con gli enti, le associazioni della filiera sono stati infine il percorso

trainante di tutta l’associazione per assolvere al proprio ruolo di servizio verso gli associati.

 

Sono però mancati in questi anni della presidenza Zamponi, e non certo per sua colpa, tre fondamentali aspetti:

       La reale partecipazione, degli associati e non, alla vita dell’associazione.

       Una “frequentazione” non sempre facile  tra ACMA territoriali e sede nazionale (che dovrebbe invece essere la cassa di risonanza delle attività delle ACMA e il sistema per convogliare  in una unica direzione le richieste di attività legislative a livello nazionale e locale).

       Una forte critica da parte di chi associato non è verso una “governance” che non si conosce e verso lo spirito associativo che alcuni sinceramente  hanno e altri, più individualisti, non hanno.

        

E’ a questo punto che cominciamo a lanciare dei messaggi di discussione che partano dalle ACMA e dalle associazioni con cui stiamo colloquiando, per fare diventare UNACMA un soggetto ben più rappresentativo, realmente Federativo come prevede il suo statuto, che deve caratterizzarsi per essere:

 

1.    Un soggetto unico e multi rappresentativo di tutte le categorie che operano nella meccanizzazione agricola, da giardino, del movimento terra, della silvicoltura, dell’allevamento, del verde urbano, dei golf ecc.,  ivi compresi i ricambisti e le officine operanti in questi settori. Un soggetto unico è in grado di presentarsi agli incontri di filiera e con gli enti, con una forza oggettivamente maggiore.

2.    I centri di decisione, di organizzazione, di proposta legislativa ecc. sono e dovranno essere le ACMA Territoriali. E’  indispensabile che su tutto il territorio nazionale siano costituite, dove ancora non esistono, delle ACMA, possibilmente in ambito Confcommercio, di carattere provinciale o regionale. Queste associazioni che dovranno riunirsi periodicamente, potranno anche creare dei gruppi di lavoro per categorie merceologiche di operatori (giardinaggio, ricambisti, ecc.), che dovranno riportare ai responsabili delle singole associazioni di categoria.

3.    Associazioni esistenti che volessero “unirsi” al progetto di UNACMA saranno molto ben accette, se l’obiettivo sarà quello di  creare una vera Federazione, dove ognuno perde una parte della propria identità associativa (volendo senza modificare il proprio nome) ma lavorando ad un progetto comune ben più ampio,. Ma anche ricambisti ed officine potranno organizzarsi per creare in ambito FEDERACMA una loro associazione di categoria.

4.    Un consiglio direttivo di una associazione siffatta dovrebbe essere costituito dai presidenti delle singole ACMA Territoriali, dai presidenti delle associazioni di categorie aderenti e dai presidenti dei Comitati trasversali che si creeranno. Questo è l’unico modo per portare a totale compimento la democrazia associativa e per far si che, quando un presidente eletto non partecipi alle attività del consiglio direttivo sia la sua stessa organizzazione a farlo decadere. I membri di giunta dovrebbero far parte del Consiglio direttivo ma potrebbero essere eletti separatamente, nominando dopo il presidente, 3 vicepresidenti Nord, Centro e Sud ed espressioni di varie categorie imprenditoriali che nel tempo hanno dimostrato di saper dedicare alle associazioni di appartenenza il loro tempo, la loro passione e idee innovative. Per finire, anche se sembrerebbe logico, nessun presidente presente in consiglio direttivo potrà avere doppia carica (esempio: presidente di ACMA e presidente di Comitato). Questo farebbe si che si potrebbe contare su almeno una trentina di persone, effettivamente attive, che darebbero vita alle decisioni strategiche ed operative della Federazione.

 

Per migliorare le attività associative non è sufficiente che uno di Venezia, uno di Firenze e d uno di Palermo, che casomai lavorano per lo stesso brand, si incontrino per dibattere delle loro realtà aziendali. E’ proprio con l’incontro “tra concorrenti” dello stesso territorio che si comprendono le dinamiche del mercato, che si possono studiare misure per realizzare progetti comuni o presentarsi compatti in una fiera. L’associazionismo ha una sua ragion d’essere ed anche se qualche marginale differenza tra territori può esserci, è proprio nella cultura Italiana, da nord a sud, che  questo spirito (per ragioni storico-geografiche) riesce poco ad attecchire. Abbiamo esempi affascinanti tra nostri associati che pur essendo concorrenti, hanno realizzato società di servizi insieme, hanno il controllo degli acquirenti “che non dicono la verità”, hanno stabilito ed applicato tariffe di servizio d’officina identiche.

E’  vero che tra associati diretti e partecipanti alle ACMA territoriali copriamo oltre il 75%-80% del fatturato delle macchine agricole, ma c’è da chiedersi  se ha senso che associazioni a livello nazionale contino 250, 125, 75 aderenti casomai suddivisi in più categorie all’interno della propria associazione. Dobbiamo, partendo dalla base, creare un’associazione che conti oltre mille operatori in tutta Italia. Allora si che potremo puntare i piedi davanti a inique legiferazioni o a scelte governative che invece di PREMIARE la sicurezza, ad esempio, premiano i bassi interessi di categorie di consumatori.

Non vorremmo dimenticare infine che ruolo delle associazione è quello di formare gli operatori attuali ma soprattutto è quello di provvedere al futuro di giovani che si affacciano sul mondo del lavoro e non hanno prospettive, mentre gli imprenditori non trovano personale adatto alle loro aziende. Il progetto Mech@agriJOBS potrebbe trovare in una associazione come la stiamo sognando, la sua ragion d’essere.

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