Il nome Unacma comincia a circolare negli ambienti politici e fra i Ministeri sempre più frequentemente anche se a volte timidamente. Questo è il frutto dell’enorme, faticoso, assillante e spesso deprimente lavoro svolto negli ultimi anni nell’ambito dei “poteri” dell’Amministrazione pubblica. Incoraggiante, ma con prestazioni sicuramente da migliorare. Il “valore e l’importanza” della nostra categoria nel contesto dell’agricoltura, e non solo, appare fondamentale per quanto la stessa rappresenti una fonte occupazionale, di produzione di pil e più ancora di “servizio” per un comparto primario nella produzione della ricchezza nazionale. Quindi facciamocene una ragione! L’immagine di Unacma potrebbe migliorare e rafforzarsi elaborando nostre proposte scaturite dall’impegno comune. Dopo aver partecipato al “tavolo” sul BIOMETANO l’impegno è, oltretutto, assolutamente opportuno e necessario perché le decisioni che saranno prese dalla politica saranno più o meno condizionate da quanto emergerà da questo tavolo di confronto e influenzeranno moltissimo il nostro settore e la nostra attività nel prossimo futuro.
L’invito, quindi, rivolto a tutti i nostri associati e non, è di leggersi il documento pubblicato sul sito del Mipaaft e trarne le opportune considerazioni e proposte da avanzare in merito alla realizzazione di impianti a biometano o trasformazione di impianti da biogas a biometano.
A voi l’incarico di inviare in Segreteria le osservazioni, a noi quello di coordinare le risposte e tradurle in proposte. Più il lavoro sarà ben fatto, documentato e realmente realizzabile, migliori saranno le opportunità per Unacma di accrescere la propria influenza e il proprio prestigio. Proviamo a “misurarci” e a “misurare” le reali capacità dell’associazione e di tutti i suoi associati.
Infine, nei vostri commenti ricordatevi di essere, ancora prima di venditori e riparatori di macchine agricole, cittadini e abitanti di questo mondo, che crediamo tutti vorreste lasciare migliore e più giusto ai vostri figli e nipoti. Fino a che punto è giusto pensare di “bruciare” derrate alimentari per permettere a “pochi” di fare soldi e a molti di perdere il loro sostentamento (coltivatori diretti che non trovano più remunerazione nella produzione del mais, ad esempio)? La valutazione di ciò che ci favorisce dovrebbe andare di pari passo, evitando di creare qualcosa di ingiusto. Per esempio, utilizzando la legna di scarto (in abbondanza nelle zone vicino a boschi e boschetti) o le deiezioni animali (quindi elementi di cui disponiamo) si contribuisce a “Salvare il paesaggio” (www.salviamoilpaesaggio.it), così come con la scelta di destinare i campi alle produzioni alimentari di cui avremo sempre più bisogno, coltivandole in maniera “pulita e giusta” (“Buono, pulito e giusto” di Carlo Petrini, Edizioni Slow Food).