Tre anni, cinque mesi e ventuno giorni da quando la revisione delle macchine agricole – pur essendo legge – è orfana del decreto attuativo utile a renderla applicabile. A tanto era arrivato il conto fatto dal presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti che il 6 novembre scorso, in occasione della tradizionale conferenza di apertura di Eima 2018, aveva lanciato un chiaro appello alle istituzioni: “dovete ascoltarci”.

Ad aprire un varco sulla strada del dialogo, lo scossone mediatico dato dal piccolo battibecco nato dall’iniziale e dichiarata assenza del ministro alle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio alla cerimonia di apertura di Eima International – punto focale del mondo agricolo nazionale – poi finito con una stretta di mano tra istituzioni e FederUnacoma e con la dichiarazione di Centinaio che si è esposto affermando: “sul fronte della revisione contiamo di arrivare in tempi brevi al decreto attuativo. Spero si possa chiudere entro l’anno”.

Scongiurato l’ennesimo slittamento d’inizio anno per effetto del famigerato Milleproroghe, ad oggi sappiamo, come confermato da Roberto Rinaldin, presidente di Unacma intervistato da AgroNotizie, che all’operatività della revisione (divenuta legge nel 2015) “manca solo l’ufficializzazione di una firma congiunta di Mit e Mipaaft” sul decreto mancante.
Magari non sarà proprio una “sorpresa natalizia”, ma la notizia è certa: il decreto aggiustato, rivisto e perfezionato si trova sul tavolo dei ministeri coinvolti (Mit e Mipaaft) che, finalmente, hanno trovato “una quadra” su questioni fino ad ora apparentemente irrisolvibili.

Pare che una spinta sia stata data anche dalla nascita, circa sei mesi fa, di un fronte compatto in cui Unacma, le associazioni di categoria – compresa la Coldiretti -, dei costruttori e dei contoterzisti hanno chiesto a gran voce lo sblocco del decreto. “Non possiamo lasciare che i nostri associati perdano la vita perché sono alla guida di un trattore insicuro è stato il grido del mondo agricolo cha ha “ricordato” al Mipaaf (allora si chiamava così), di aver inviato il 24 dicembre 2015 un documento firmato da tutte le associazioni della filiera presente in Enama e contenente la proposta di una bozza di decreto attuativo su cui lavorare.

Cosa succede se arriva il decreto

Ma a questo punto, scaduta il 31 dicembre 2017 la prima deadline di revisione per i trattori immatricolati prima del 1973, tra pochi giorni (il 31 dicembre 2018) scadrà anche la seconda che comprende i trattori immatricolati tra il ’74 e il ’90. Facendo due conti anche non troppo precisi, se domani il decreto fosse firmato, da gennaio 2019avremmo circa i due terzi del patrimonio macchine circolante (2 milioni circa) da revisionare. A questo numero già importante, vanno aggiunti i mezzi della terza mandata (immatricolati dal ’91 al 2010) da revisionare entro il 2020 e i trattori nuovi con velocità di progettazione superiore a 40 chilometri orari che per effetto della Mother Regulation vanno a revisione al quinto anno di immatricolazione (a partire dal 2016).

Insomma un numero pazzesco che, contando solo i trattori ultra trentenni, sfiora le 700mila unità. “Chiederemo senza dubbio una proroga di esecuzione – spiega Rinaldin. Come immaginabile non è possibile essere operativi in un tempo così breve. Questa volta però, si tratterebbe di una proroga di esecuzione operativa e non più di applicazione della legge”.

Unacma ci mette cuore e anima

Come un portiere alla finale dei mondiali, l’Unione commercianti di macchine agricole è attenta, segue il gioco, recupera palloni e reimposta l’azione. L’obiettivo è la sicurezza e per raggiungerlo occorre arrivare in porta e mettere a segno la rete che darà il via alla partita della revisione, ma soprattutto serve fare squadra.

A fianco di Unacma, per il momento si sono schierati l’Unione nazionale agromeccanici italiani – Uncai e, il 15 dicembre prossimo in occasione dell’assemblea nazionale, si unirà ufficialmente (l’accordo è già stato siglato) anche la Confederazione agromeccanici italiani – Cai.
Compattate dalla sottoscrizione di un protocollo d’intesa che presto verrà siglato anche da FederUnacoma e, probabilmente, dalle associazioni di categoria, queste realtà chiedono sicurezzaformazione e tutela del comparto agricolo offrendo reciproca collaborazione. Nello specifico, ad essere condiviso è il progetto Unacma Roc, network italiano unico in Europa, che prevede 250 officine certificate operative entro il 2020 con addetti professionali (concessionari, rivenditori ed officine specializzate del settore macchine agricole). Le officine sono distinte dal marchio che ne attesta l’iter formativo, riconosciuto oltre che dai firmatari attuali dell’accordo, in un prossimo futuro anche da associazioni di costruttori, agricoltori e singoli costruttori di macchine agricole.

“Il Cai ha siglato l’accordo con Unacma per sostenere la Rete delle officine certificate nell’ottica di poter contare su interventi qualificanti per il settore e in linea con quello che dovrebbe essere l’obiettivo della revisione: incrementare la sicurezza sul lavoro, avere macchine più efficienti e meno inquinanti” ha dichiarato il presidente Cai Gianni Dalla Bernardina, che ha aggiunto: “qualora la finalità fosse di natura finanziaria, per tradursi cioè in un ulteriore balzello per agricoltori e agromeccanici, saremmo davvero fuori strada”.

Fonte: Macgest

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