Erik Hovergost, presidente del Climmar e quindi anche in rappresentanza di UNACMA, all’EIMA ha partecipato all’evento su “Dati e Agricoltura” organizzato da Image Line. Di seguito riportiamo l’articolo integrale di Imageline.
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L’analisi dei big data in ambito agricolo permette un uso più efficiente delle risorse e rende possibile una tracciabilità dei prodotti dal campo alla tavola. Di questo si è parlato ad Eima durante il convegno di Image Line ‘Dati & Agricoltura’
Girando per Eima risulta lampante quanto le nuove tecnologie siano entrate in profondità nel settore agricolo. Trattori a guida Gps, seminatrici di precisione, sensori del suolo e piattaforme di analisi dei dati a supporto delle decisioni aziendali sono solo una frazione delle soluzioni digitali oggi disponibili per l’agricoltura. Siamo all’inizio di una rivoluzione che si preannuncia epocale e che renderà l’agricoltura più produttiva e sostenibile.
“Conosco da anni il lavoro che sta portando avanti Image Line nell’offrire soluzioni digitali agli agricoltori e non potevo mancare ad un evento così interessante”, ha dichiarato Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, aprendo il convegno di Image Line dedicato all’utilizzo dei dati in agricoltura. “La guida parallela è ormai storia, davanti a noi c’è il precision farming e l’agricoltura 4.0. Serve fare sistema perché queste incredibili soluzioni siano disponibili per le aziende agricole. L’obiettivo è costruire macchine sempre più sicure, efficienti e in grado di offrire una tracciabilità completa dei prodotti agroalimentari”.
Che cosa sono i big data?
Ma cosa si intende per dati, o meglio, big data? “Sono l’enorme mole di informazioni che ogni giorno ognuno di noi produce, anche inconsapevolmente. Sono le foto scattate con un cellulare, le transazioni della nostra carta di credito o i post che lasciamo su Facebook”, ha spiegato Cristiano Spadoni, responsabile marketing di Image Line.
In agricoltura i big data sono i dati che provengono dai sensori sparsi nelle aziende agricole. Da quelli più tradizionali, come le centraline meteo e i registri di carico/scarico, fino a quelli più innovativi, come le performance delle vacche registrate da un robot di mungitura o la vigoria di una foglia di mais rilevata da un drone.
Tutte queste informazioni, se debitamente analizzate, rappresentano una ricchezza per l’agricoltore. “L’informazione è il petrolio del Ventunesimo secolo e la capacità di analizzarla è il motore a scoppio”, diceva Peter Sondergaard, ricercatore visionario.
A fugare ogni dubbio sull’importanza di raccogliere e analizzare dati in agricoltura ci ha pensato Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia. “La digitalizzazione dei processi e l’analisi dei big data può generare risparmi importanti per le aziende del settore agroalimentare oltre a migliorare la qualità e offrire una tracciabilità a 360 gradi“.
Un esempio? L’introduzione della ricetta veterinaria elettronica permette uno snellimento della burocrazia in azienda, eliminerà la possibilità di fare errori e fornirà alla Pubblica amministrazione dati per migliorare il proprio servizio.
Stupisce poi come le aziende agricole nostrane, talvolta tacciate di essere antiquate, in realtà abbiano già implementato soluzioni digitali e siano propense ad utilizzarne di nuove. Da un report dell’Osservatorio risulta come il 35% delle aziende agricole gestisca dati attraverso diverse tipologie di gestionali (amministrativi, di stalla, logistici, etc.) mentre oltre il 40% impiega soluzioni orientate all’agricoltura 4.0.
Si fa presto a dire dati
“Solo la raccolta di dati crea le informazioni necessarie per sviluppare servizi fruibili attraverso piattaforme integrate”, ha raccontato Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line, direttore di AgroNotizie e ideatore di QdC® – Quaderno di Campagna. Attenzione però, perché non tutti i dati sono uguali. “Il dato è alla base di tutto e dunque deve essere raccolto e gestito in maniera molto rigorosa per non compromettere tutta la catena del valore”.
Ecco allora le cinque regole per avere un dato utile:
- Il dato va raccolto dove nasce, quindi in campo.
- Il dato va registrato una sola volta e in un solo punto per evitare sovrapposizioni e distorsioni. Serve dunque un’unica piattaforma web.
- Il dato va sfruttato da tutti gli interessati. Ciò che registra l’agricoltore in stalla è utile anche al caseificio, come al consumatore finale.
- Il dato deve produrre vantaggi per chi lo raccoglie, altrimenti tutta la catena di valore è priva di… valore.
- Il dato deve essere costantemente aggiornato. Prendere decisioni sulla base di dati vecchi può essere controproducente. E’ vero per i dati provenienti dal campo, come per quelli relativi alle normative.
“Attraverso il QdC® – Quaderno di Campagna, l’agricoltore può gestire la propria azienda agricola attraverso un unica web application“, ha spiegato Valmori. “Siamo i numeri uno per la compilazione e il controllo del registro dei trattamenti e dei documenti di legge previsti in agricoltura sostenibile”.
Digital farming, facciamo qualche esempio
Quando si parla di analisi dei dati in agricoltura l’unico limite è la fantasia, come sa bene Marco Zibordi, ceo di HK – Horticultural Knowledge, startup con sede a Londra che ha lanciato Perfrutto, una piattaforma di supporto alle scelte agronomiche che sulla base di misurazioni della taglia dei frutti in campo permette di prevedere il calibro alla raccolta e suggerisce gli interventi agronomici utili ad aumentarlo.
Oppure come Michele Dall’Olio, business development manager Europa di Fresh4Cast, piattaforma che supporta aziende agricole e retailer a pianificare le attività commerciali attraverso simulazioni e previsioni di mercato. In altre parole la piattaforma, basandosi sull’analisi di big data effettuata tramite intelligenza artificiale, suggerisce alle imprese agricole le strategie migliori (ad esempio su cosa e quando coltivare) in modo da arrivare sul mercato in un momento propizio.
Il ruolo di rivenditori e contoterzisti
In un paradigma di agricoltura 4.0 un ruolo sempre più importante sarà quello dei contoterzisti e dei rivenditori di macchine agricole che avranno ad esempio il compito di spiegare agli agricoltori il funzionamento di macchine che si stanno facendo sempre più intelligenti ma anche complesse. E sarà loro anche il compito di assistere i clienti nella risoluzione di problemi, anche se con la diagnostica in remoto e la manutenzione predittiva sarà tutto più facile.
“Noi crediamo che l’agricoltura digitale sia il futuro e sta diventando sempre più importante per il nostro settore”, ha dichiarato in chiusura di convegno Erik Hogervorst, presidente di Climmar, l’associazione europea che riunisce sedici associazioni nazionali di rivenditori di macchine per l’agricoltura. “Dobbiamo esse consapevoli che i nostri clienti non sono grandi aziende agricole, ma piccoli produttori. Se vogliamo portare queste innovazioni nelle aziende dobbiamo essere sicuri che anche i piccoli agricoltori possano accedervi e trarne beneficio“.